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La mostra personale online "Del Silenzio e Della Trasparenza" di Vincenzo Scolamiero è organizzata dal Gruppo DoBe (Simbolo di borsa 300947) e il Centro Sino Italiano di Design, a cura di inner room - Federico Fusj, in collaborazione con il Comune di Siena, l'Accademia di Belle Arti di Roma, lo Shanghai Promotion Center for City of Design, e la Shanghai International Culture Association, la Galleria Edieuropa QUI arte contemporanea, e il Museo Roberto Bilotti Ruggi d'Aragona - Arte Contemporaneasi, e l'Accademia Musicale Chigiana, si inaugura alle 12:00 del 10 dicembre 2021.
Il dialogo tra pittura, musica e poesia vanta una solida tradizione italiana. Spartiti, antifonari, note e pentagrammi sono sempre apparsi nei dipinti, dal Medioevo all’Ottocento; e innumerevoli artisti, nel tempo, sono stati musici e poeti, compositori o esecutori, in un dialogo costante che solo agli esordi del secolo scorso si trasforma nell’inedito linguaggio dell’astrazione, allorché la pittura trova nel lessico musicale o lirico la ragione per abbandonare le forme della realtà, e con esse la mimesi.
Protagonisti della personale di Vincenzo Scolamiero, che già dal titolo Del silenzio e della trasparenza argomenta in bella forma arcaica lo spirito che la anima, sono alcuni recenti cicli di grandi tele e quaderni d’artista. Lavori eseguiti con pigmenti vari, inchiostri, chine e scintillanti polveri metalliche, a comporre forme solide e piane, lastre di colore e pieghe terrestri, tagliate dalla luce e scompaginate da un vento ancestrale.

Eppure tra i vasti ambienti in laterizio, splendido esempio di recupero di spazi pubblici fino a mezzo secolo fa dimenticati, sono esposti una sessantina di lavori nei quali il rapporto tra le tre arti non proviene dalla tradizione, né attinge a scontate reciprocità, ma fonda una prassi espressiva vitalissima e nuova.
Presentazione dell'artista
Vincenzo Scolamiero
Diplomato in Pittura, presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, nel 1986. È docente di Pittura presso il Dipartimento di Arti Visive dell’Accademia di Belle Arti di Roma, città nella quale vive e lavora. Inizia la sua attività artistica con la mostra personale presentata da Antonio Alessandro Mercadante presso la Galleria Ferro di Cavallo a Roma nel 1987, viene selezionato nello stesso anno per la più importante rassegna di quegli anni rivolta agli artisti emergenti del Comune di Roma, Assessorato alla Cultura: Giovani Artisti a Roma III dove ha una sala personale nel Palazzo delle Esposizioni di Roma.
Del 1990 l’incontro con Maurizio Calvesi che presenterà una sua mostra personale nella Galleria de’Serpenti di Roma nel 1991. Nel 1995 inizia la collaborazione con la Galleria Edieuropa QUI arte contemporanea di Roma e nel 1999 la doppia personale Laura Barbarini e Vincenzo Scolamiero sempre alla Galleria Edieuropa QUI arte contemporanea. Del 1996 la personale alla galleria AA.M-Architettura Arte Moderna a cura di Fabio Briguglio e Francesco Moschini. Numerose da allora le mostre personali e le rassegne espositive di carattere nazionale e internazionale, alle quali ha partecipato: dalla Quadriennale Romana, alla Biennale di Venezia, dalla Biennale d’Arte Sacra curata daMaurizio Calvesi, alla rassegna The return of the cadavre exquis del Drawing Center di New York, alla mostra Italia, Giappone-venti artisti a confronto alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, curata da Augusta Monferini.
Viene più volte invitato al Premio Michetti dove vince il primo premio nell’estate del 2014, e ancora espone al Palazzo delle Esposizioni di Roma, al Chiostro del Bramante sempre di Roma, alla Casa dei Carraresi di Treviso e a Palazzo Sarcinelli di Conegliano Veneto.Nella primavera del 2014 il suo lavoro è stato esposto a Palazzo Fava a Bologna nella mostra curata da Marco Goldin La ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer, nella rassegna Attorno a Vermeer. I volti, la luce, le cose.
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Dell’azzurro silenzio, omaggio a Luigi Nono*1
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Dell’azzurro silenzio, omaggio a Luigi Nono*2
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Dell’azzurro silenzio, omaggio a Luigi Nono*3
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Il tema centrale è, certo, il rapporto con la musica e la poesia, e celebra l’incanto che l’artista romano ha provato nell’incontro con alcuni grandi compositori contemporanei – tra gli altri, Birtwistle, Ades, Reich, Adams e certa musica minimalista o liturgica, oltre al suo amato Luigi Nono, cui è dedicata una sezione – e in quello con i tanti poeti cari, cui si aggiungono alcune recenti scoperte, quali le liriche del premio Nobel Louise Glück. Ma per Scolamiero musica e poesia non sono riecheggiamenti, né evocazioni di atmosfere. Il rapporto è necessario e reciproco: la sua pittura si nutre di esse, ne trae senso e ne restituisce immagine, in una fluidità di relazioni e rimandi che cerca tra le arti un filo conduttore eterno e immutabile.
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Oro intorno*1
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Oro intorno*3
inchiostro di china, pigmenti, polveri metalliche su tavola
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Oro intorno
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Oro intorno*1
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Oro intorno*2
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Poi null’altro era rosso
pigmenti acrilici su tela
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Poi null’altro era rosso
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Earth dances, omaggio a Harrison Birtwistle*1
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Earth dances, omaggio a Harrison Birtwistle*2
inchiostro di china, pigmenti, polveri metalliche su tela
Ogni potente suggestione nuova non fa che esaltare forme e spazi già sedimentati, nella ricerca figurativa di Scolamiero, che sia la forza primigenia delle composizioni di Birtwistle a sommuovere come un terremoto le zolle e le carte dipinte, o l’ossessiva ciclicità dell’antifona medioevale che scarta di un soffio il ritmo di alcune sue serie figurative, oppure l’eco tellurica dei versi della Louise Glück che aiuta l’artista a esplorare le profondità dell’ombra.
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Con qualche parte della terra, omaggio a Louise Glück
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Con qualche parte della terra, omaggio a Louise Glück*2
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Con qualche parte della terra, Friabili radici
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Con qualche parte della terra, un muovere di foglie*1
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Con qualche parte della terra, un muovere di foglie
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Con qualche parte della terra, un muovere di foglie
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Con qualche parte della terra, un muovere di foglie*2
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Con qualche parte della terra, un muovere di foglie*2
inchiostro di china, pigmenti, polveri metalliche su tela
Ma un terzo protagonista accende le tele in mostra. Se la poesia e la musica alimentano l’immaginazione e indirizzano le forme, una recente sperimentazione materica ne orienta il lume, per dirla con Leonardo, e nel contempo restituisce concretezza e verità alla tensione ideale: con l’uso originalissimo di preziose polveri lamellari, le stesse usate nei laboratori di restauro e doratura, Scolamiero accumula altro spazio, spinge verso il piano limite dei dipinti con ampie stesure luminescenti – declinando ori rosati, arancio e grigi – che si piegano come lastre preziose sotto una forza misteriosa. L’oro invade tutto, dalle superfici luminose alle più oscure cavità, accende le ombre e risplende nei colori.
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Riaffluire di memorie*1, omaggio a Piero Bigongiar
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Riaffluire di memorie*2, omaggio a Piero Bigongiar
inchiostro di china, pigmenti, polveri metalliche su tela
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Cosa significa il titolo del silenzio e della trasparenza?
Il titolo prende spunto da una composizione di musica classica della seconda metà del novecento di un importante compositore italiano scomparso poco più di trent’anni fa, Luigi Nono, l’opera: A pierre. Dell’azzurro silenzio, inquietum. La mostra di Siena infatti che è nata in collaborazione con il Comune di Siena e altre importanti Istituzioni, ha come partner l’Accademia Musicale Chigiana, e doveva, originariamente, essere inaugurata in concomitanza con il Chigiana International Festival Musicale come omaggio a Luigi Nono, nel luglio 2020. Un intero ciclo di pitture infatti è stato dedicato e ispirato da questa composizione ed è in mostra nelle sale di Palazzo Pubblico. Il titolo Del silenzio e della trasparenza è una forma grammaticale antica che indica come soggetto il suo stesso contenuto: nella mostra si parla del silenzio e della trasparenza. Ripreso dalla composizione di Luigi Nono, il titolo diventa metafora del fare creativo: Del silenzio e della trasparenza, come ascolto e spiritualità. Del silenzio, inteso come silenzio interiore, processo di estraniamento dagli aspetti più banali della quotidianità in favore del raccoglimento intimo del fare e dell’ascolto. E della trasparenza come forma della spiritualità, possibilità di visione poetica degli accadimenti del mondo, in trasparenza, sovrapposizione astratta, nitida, esatta, per una resa della visione che parli della pittura come momento poetico emozionale ed emozionante.
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In che modo il Suo lavoro rappresenta il rapporto tra la pittura, la poesia e la musica?
Da sempre sono attratto dalla straordinaria potenza, dalla grande capacità di suggestione che hanno le forme artistiche aleatorie e immateriali per eccellenza come la poesia e la musica. Nella poesia e nella musica colta, più che negli artisti visivi, sempre più trovo riferimenti, consonanze, percorsi a volte singolarmente paralleli e mi sorprendo ad ascoltare e leggerli con un gioco continuo di rimando ad un immaginario plastico, che diventa sostanza profonda nel mio lavoro. Il mio rapporto con la musica ha origini lontane e ragioni profonde, origini lontane perché sin dai primissimi passi ho sentito il bisogno di legarmi artisticamente a questo mondo così complesso, completo, e oltremodo affascinante. Origini profonde nel cercare con la pittura di ricostruire quel campo emozionale e sensibile che la musica in massima parte restituisce, in modo diretto, esatto, inequivocabile, senza fraintendimenti possibili, fatti anche di studio solitario, di tecnica, di esercizio.
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Come costruisce un’immagine che intende creare?
Per me l’incipit di un ciclo, di una serie di lavori è sempre legato ad un particolare sentire, ad un momento di sensibilità recettiva, ad un suono interiore, alla lettura di un testo, di una poesia, che evoca un certo tipo di emozioni, all’ascolto di una musica con la quale entrare in contatto. Cerco attraverso l’ascolto, la lettura, un eco, una vibrazione profonda, preparo il mio spazio di lavoro, i miei materiali, come in una liturgia, seguendo una prassi precisa. Per questo anche nel mio studio mi circondo di oggetti che in qualche modo interagiscono con i miei sentimenti. Il loro starmi intorno è un continuo suggestivo stimolo creativo. Dopo la suggestione iniziale scelgo il materiale, la dimensione delle tele, il colore, e lo testo, faccio prove, mai mi è capitato di usare un colore puro, sono sempre miscele, che annoto maniacalmente nelle loro percentuali. Preparo più tele o tavole e le lavoro contemporaneamente. Inizio la stesura della pittura, e le prime pennellate, come un esergo, evocano e suggeriscono il percorso successivo. Non lascio una pittura fino a quando non la sento finita, nitida e tagliente nella sua esattezza.
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Perché l’attraggono l’inchiostro di china e le polveri metalliche per la creazione artistica?
In genere le pitture degli ultimi anni sono quasi tutte basate su tonalità monocrome, perché del monocromo mi interessa la sua possibilità di dare il massimo risalto, nella sua trasparenza e intensità, allo spazio e alle trame della pittura, alla sua scansione temporale, alla sua fascinazione. La china con il suo nero profondo rappresenta il disegno e lo spazio infinito, siderale, nelle sue campiture intense e larghe i colori metallici si muovono come galassie, costruendo architetture infinite. Le polveri metalliche, molto usate negli ultimi cicli di pittura, sono la risposta monocroma alla mia necessità di astrazione e spiritualità, l’oro il bronzo il rame, mi allontanano da una visione semplicemente naturalistica della realtà per portarmi in campi di astrazione lirica poetica, musicale. L’oro non rappresenta il reale è un simbolo, trasmette distanza, infinito, lontananza, spiritualità.
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Cosa vuol dire per Lei “essere artista” e dedicarsi all’arte?
Essere artisti e dedicarsi all’arte, è un modo di essere, di stare al mondo, di sentire il mondo. Come artista, come uomo, sono alla ricerca di una sintonia con il mondo, di una sincronia tesa verso la costruzione di una sintassi, di una legge di comunicazione che possa incidere come una vertigine emozionante nell’attimo dell’incontro con l’opera. Come artista sono continuamente teso verso la ricerca di corde profonde dove trovare il senso ultimo di tutte le cose, la necessità intime del mio fare. In questo percorso, dell’anima più che dello sguardo ho bisogno di incontrare il bello, il minimo, di circondarmi di piccoli oggetti, di forme, di piani colmi delle cose più disparate e minute, perché possa sentire intorno a me un contatto, un collegamento, con l’unicità delle cose, con la meraviglia dell’esistenza. La possibilità che dall’osservazione del minimo reale si possa tendere verso un massimo di incanto emozionale è forse uno dei segreti del fare arte del fare poesia. E provo continuamente, da sempre, di fare poesia attraverso l’osservazione della meraviglia nascosta nelle cose più semplici. A volte un ramo con poche foglie secche appoggiato su una soglia, un giunco piegato e arrotolato a modo di corona di spine, appoggiato di sbieco su un foglio di carta, un semplice racimolo di uva ormai passita, hanno una tale forza di comunicazione poetica che mi sorprende ed emoziona. È la dimensione dell’umano ad interessarmi come artista. Parlare della bellezza.
Altre importanti mostre personali
“In un giro di vento”, Galleria Delloro di Roma, 2008,
“Senza permesso in un campo”, Galleria Porta Latina di Roma, 2014,
“L’incongruo naturale”, Pinacoteca Comunale d’arte Contemporanea di Gaeta, 2016,
esposizione presso l’Art Museum di Phoenix - China nella rassegna Italian Contemporary Art of Cross-Cultural Vision, 2018,
“Della declinante ombra”, Museo Carlo Bilotti di Roma, segna la presenza di quasi 12.000 visitatori. ,2019,
“Turbulence”, Galleria Mizuma Kips & Wada Art Gallery di New York, 2019,
“Distico - Piero Sadun Vincenzo Scolamiero”, doppia mostra personale a cura di Marco di Capua, Galleria Edieuropa QUI arte contemporanea di Roma, 2019,
“Le altre opere - Artisti che collezionano artisti”, a cura di Lucilla Catania, etc. Museo Napoleonico di Roma, 2021.
La mostra è finita, grazie per la visione!
Testi della storica dell’arte Dott.ssa Francesca Bottari
Video a cura del Laboratorio audio-video Contro Campo dell’Accademia di Belle Arti di Roma
Roberto Poggialini, Studio boys Roma, Martina Liskova, Marina Emiliani